La ricerca di una relazione equilibrata fra uomo e cavallo passa tramite un lavoro costante, mosso da una grande pazienza ed ascolto sia verso se stessi che verso il cavallo associati ad una profondo desiderio di giustezza e rigore tecnico. Due aspetti che se seguiti con perseveranza portano a meravilgiosi risultati e al raggiungimento di armonia e bellezza nel binomio cavaliere-destriero.
La mia attività professionale è dedicata a due meravigliose forme d’arte che costituiscono le mie passioni principali sin dall’infanzia. Parallelamente all’ equitazione conduco una carriera come musicista, sia come pianista concertista che come docente di pianoforte. Apparentemente due settori molto diversi ma fra i quali, nella pratica e nello studio quotidiani, ho potuto riscontrare numerose e sorprendenti affinità. Nella sua forma più nobile l’ Arte Equestre trasforma il corpo del cavallo in uno strumento equilibrato e performante dal quale sgorgano movimenti fluidi ed armoniosi. Così come nel discorso musicale, i cavalli rispondono con grande precisione a richieste inserite in un ritmo coerente, senza rotture. Il ritmo, quale una pulsazione costante, diventa una base sulla quale il linguaggio equestre può inserirsi, ottenendo un’ elegante fluidità nelle transizioni fra le varie andature e nei gesti. Si aiuta così il cavallo a prendere sempre maggior consapevolezza di ogni suo movimento, nel posare di ogni arto, senza perdere attività ed impulso. Il cavaliere sviluppa un occhio attento al dettaglio ma anche una visione registica dell’ insieme, tenendo sempre a mente l’architettura delle figure e la loro disposizione nello spazio. Il cavallo si affiderà con sicurezza al cavaliere che si comporti in questa maniera, che catalizzi la sua attenzione senza lasciare che l’ambiente esterno crei distrazioni o paure. E’ un processo molto bello a cui assistere: osservare il cavallo acquistare sempre maggior autonomia e coscienza del proprio corpo, risolvendo rigidità e asimmetrie, e sviluppando piacere nell’ apprendimento di nuove figure. In quest’ottica l’equitazione non è più volta al solo soddisfacimento del piacere del cavaliere. La relazione fra uomo e cavallo si assume l’arduo compito di avere come obiettivo il nobilitare l’esistenza del cavallo stesso. Un obbiettivo che lungi dall’essere arrogante scaturisce dalla gratitudine quotidiana di poter interagire con questi splendidi animali, invertendo i ruoli e facendo di loro le vere guide e maestri del lavoro che intraprendiamo con loro. Cito a questo proposito una frase della mia mentore equestre Gina Pitti, scudiera eccellente e portavoce della lunga tradizione di equitazione accademica alla francese: “Esistono numerosi principi equestri scritti dall’Uomo, ma le regole rimangono sempre dettate dai Cavalli stessi”
In equitazione le grandi linee direttrici sono comuni a quelle di qualsiasi altra forma d’ arte:
un’ assoluta coerenza e ricerca di verità nel gesto, risultati di una coscienza del proprio corpo nello spazio e nell’ interazione col mondo esterno;
una spinta continua verso il perfezionamento tecnico;
la ricerca di totale rilassatezza pur nella tonicità, cosa che permette alla nostra prima intenzione di manifestarsi nel risultato e nel movimento ricercato senza sbavature e apparentemente senza sforzo.
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